Cara Francesca,

hai ragione da vendere. Sono mesi che non riesco a trovare un attimo di tempo per scriverti. E sì, che di cose da dire ne avrei tante, anche troppe. Vediamo se riesco a ricordarmi almeno le più importanti.

Hai compiuto tre anni e abbiamo organizzato una bellissima festa di compleanno. Avevamo deciso di invitare tutti i tuoi amici del nido, ma tu non eri d’accordo. No papà, non tutti. Hai voluto dirci, uno per uno, i nomi di quelli che volevi partecipassero. Abbiamo capito che hai delle preferenze e ci sono persone che ti stanno più simpatiche di altre. Non è politicamente corretto, ma la vita non lo è. Ce lo hai fatto notare senza giri di parole: “Quel bimbo alla festa non lo voglio perché mi ha morso!” Hai anche voluto vestirti da ape e te ne sei stata tutto il giorno in giro con le antenne che si impigliavano ovunque.

Avere le idee chiare è una tua prerogativa, così come la contrattazione di qualunque cosa.

  • Papà posso vedere la TV?
  • Solo dopo cena e solo se hai mangiato la frutta.
  • Il gelato alla fragola è frutta?
  • No Francesca, è gelato!
  • La frutta davanti alla TV, va bene?
  • No, la frutta a tavola e la TV sul divano
  • Ho un’idea: facciamo che ne mangio un po’ a tavola e un po’ sul divano? Ma senza macchiare il divano però!

Quest’anno hai visto la neve, quella vera. Quella alta 60 centimetri quando tu ne misuravi 90 scarsi. Ti piaceva e ti spaventava. Abbiamo fatto un pupazzo che somigliava a Olaf e abbiamo tirato palle di neve a mamma. Abbiamo dato da mangiare ai cigni e alle anatre del lago e, a mezzogiorno, quando il tuo pancino cominciava a brontolare, mi hai chiesto se i cigni e le anatre sono buoni da mangiare…

Sulla  neve abbiamo anche affittato uno slittino e io ti ho scarrozzata avanti e indietro in quel bellissimo paesaggio bianco.

  • Papà non puoi andare più veloce?
  • Francesca, guarda che tu pesi… non è uno scherzo!
  • Dai, dai, lo sanno tutti che i papà sono forti

Quest’anno hai chiesto a babbo Natale una bici ma hai ricevuto in regalo un monopattino perché le cose che vogliamo non arrivano sempre quando ce le aspettiamo.

  • La bici arriverà quando sarai un po’ più grande. Magari per il compleanno. Se sarai brava.
  • Ma io sono brava…
  • Beh, lascia che lo decida lui…
  • Ho detto che sono brava e basta!
  • Ecco, vedi come ti stai comportando? La bici si allontana…
  • Papà, sai che sei molto bello e io voglio stare sempre con te?

Alla fine la bici è arrivata e siamo andati al nido ogni mattina come dei veri centauri. E poi anche il nido è finito e oggi è l’ultimo giorno del centro estivo. Da settembre inizierà per te una nuova avventura. La scuola materna…

  • Papà si dice: scuola dell’infanzia
  • Si vabbè, dicevo che inizierà per te l’asilo dell’infanzia
  • No papà, la maestra Doris dice che si chiama SCUOLADELLINFANZIAAA…
  • Vabbene, ma per favore, parla senza alzare la voce.
  • OK, urlo piano..
  • Dicevamo. Così, andrai alla scuola dell’infanzia…
  • Molto bene papà. Continua pure…

Dicevo che inizierà per te una nuova epoca della vita. Maestri nuovi, amici nuovi, scuola nuova. Roba che per ambientarti “ci vorrà un mese di inserimento”, dicono le maestre. Miin… hem. Perbaccolina! Manco ti avessimo iscritta in miniera. Vai in un posto bello, a giocare, scoprire, conoscere gente nuova e per un mese serve l’inserimento. Capirei una settimana, ma un mese! Fabbrichiamo generazioni di pappemolli, ma dimentica questa mia personalissima considerazione.

Insomma, stai crescendo. Gli ultimi tre anni sono volati e immagino voleranno anche quelli che verranno.

Continuerai a interrompermi mentre parlo e mi farai innervosire come pochi fanno. Io ti sgriderò e tu metterai il muso, ma ci faremo tante risate e ci abbracceremo tutte le volte che verrò a prenderti all’asilo dei grandi (papà si dice: scuoladellinfanzia). Andremo in giro in bici e ci daremo il cinque tutte le volte che ce l’abbiamo fatta. Faremo giochi di prestigio per veder comparire delle caramelle fra i tuoi capelli e scoveremo insieme i giganti che si nascondono fra i nuvoloni.  E allora, fermiamo ogni attimo, inchiodiamolo al muro. Leghiamolo stretto a un sorriso, a una lacrima, a un segno sulla parete o a un graffio sul parquet… Così potremo rivivere all’infinito i nostri momenti più belli e la nostra vita ci sembrerà pienissima, ricca, coloratissima, splendidamente vera.

Tuo padre27

Di Salvatore Viola

Scrivo per professione e scrivo per piacere, ma scrivo anche perché ho la tremenda necessità di farlo. Il mio lavoro? Faccio tante cose, ma sono prima di tutto un padre e cerco di esserlo nel migliore dei modi possibili, ovvero provandoci senza sosta.

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