Per la prima volta, dopo tanti anni, non sono andato alla fiera delle chitarre. Un evento in cui si raccolgono i cultori più sfegatati dello strumento per rimirare gioielli provenienti da tutto il mondo. Non ci sono andato, non perché non ne avessi voglia, tutt’altro. L’ho fatto solo perché nello stesso giorno si teneva una fiera dedicata ai giocattoli e avevo promesso a mia figlia di portarla. Più che altro perché lì avrebbe visto gli elfi e in questo periodo ci tiene molto a far bella figura con loro, perché sa che riferiscono direttamente a Babbo Natale e uno così è sempre meglio tenerselo amico.

Abbiamo attraversato stand affollatissimi e visto personaggi colorati, palesemente mascherati per me, ma veri più del vero per lei. Giochi di ogni tipo riempivano le sale e bambini urlanti erano pronti a segnarsi tutto in agenda, in vista della prossima tornata di regali natalizi.

Per Francesca era tutto nuovo perché di solito non frequentiamo negozi di giocattoli, ma ci divertiamo con tutto quello che ci passa per le mani. Le ghiande dei giardinetti, in fondo, sono piccoli personaggi col cappello a cui mancano gli occhi e se li disegniamo con una pennarello Francesca è certa che possono vederla.

Con un calzino costruiamo una marionetta e possiamo passare ore a immaginare che sia un serpente o un altro animale.

Perché dico questo? È solo una piccola riflessione. Più volte mi sono chiesto, mentre vagavo per la fiera, quanto tutto questo sia salutare per i piccoli. Voglio dire, c’è un’età, probabilmente quella prescolare, in cui questi nanetti hanno una fantasia sconvolgente, disarmante. Sono in grado di vedere tutto e garantirti che è vero. E allora perché non lasciare loro l’immaginazione e, anzi, aiutarli a coltivarla? Se tutto può diventare tutto, con una facilità che ormai noi non abbiamo più neanche lontanamente, allora perché privarli di questo inestimabile potere di sognare e immaginare? Perché regalare loro fate di plastica che parlano con un vero suono metallico quando una bimba può discutere animatamente anche con una bambola di pezza che se ne sta ferma (solo ai nostri occhi da adulti) mentre con lei parla, ride, piange e scherza?

Perché regalare a un bimbo così piccolo un treno luccicante e realistico quando possiamo, per esempio costruirne uno, insieme, con pezzi di legno, tappi di sughero e qualunque cosa ci passi per la mente? Capisco, che crescendo, questa magia di animare le cose passa o per lo meno si attutisce e certe cose non vanno più bene. Ma finché quell’incanto della fantasia più sfrenata e dell’immaginazione più innocente dura, perché non custodirla, proteggerla? Magari in futuro potrà tornare utile.

Insomma, forse inconsciamente, pensiamo di fare per i piccoli solo quello che a noi piacerebbe. Io ci tenevo ad andare a quella fiera delle chitarre, per questo ho pensato che Francesca potesse interessarsi a una fiera di giocattoli. Certo, si è divertita, ma poi, quando siamo tornati a casa abbiamo parlato solo di quell’elfo che l’aveva aiutata a salire su una bici. Si era dimenticata immediatamente di tutte le altre cose colorate che le avevano momentaneamente abbagliato gli occhi. Proprio come milioni di giocattoli che giacciono in solitudine sotto i lettini di tanti piccoli bimbi distratti. Boh, alla fine credo che questa domenica, mia figlia di due anni a mezzo mi abbia aiutato ancora a imparare qualcosa.

Di Salvatore Viola

Scrivo per professione e scrivo per piacere, ma scrivo anche perché ho la tremenda necessità di farlo. Il mio lavoro? Faccio tante cose, ma sono prima di tutto un padre e cerco di esserlo nel migliore dei modi possibili, ovvero provandoci senza sosta.

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