Siamo partiti in macchina e hai affrontato il primo vero, lungo viaggio. Hai cantato e parlato per tutto il tempo, hai fatto pochi capricci e non abbiamo mai acceso smartphone e tablet. Ci siamo fermati spesso a visitare gli autogrill e tu mi hai fatto notare che in ognuno di essi c’era un pupazzo di Pinocchio che ti salutava. Pinocchio ci ha seguito per tutto il tempo.
Quando siamo arrivati dai nonni, hai riconosciuto la casa dello scorso anno e hai fatto subito amicizia con i gatti del vicinato. Uno di essi era il gatto puzzolone della canzone. Lo hai riconosciuto e mi hai detto che era venuto a salutarti perché ha sentito che cantavi.
La nonna ti ha fatto sedere vicino a lei e l’hai aiutata mentre preparava le orecchiette.
Il nonno ti ha portato a vedere l’orto, ma non ti ha preso in braccio come l’anno scorso perché tu sei diventata più grande e lui è un po’ più stanco. Hai riconosciuto il cespuglio di more e hai voluto che prendessi per te quelle più succose. Tua madre ti guardava sorridendo mentre raccoglievi le zucchine e ti allungavi sulle mie spalle per afferrare le pere da mangiare a morsi. Sai Francesca, prima la frutta si mangiava anche con la buccia e per pulirla bastava strofinarla con le mani.
Dopo la sosta dai nonni, siamo andati al mare. Non vedevi l’ora di salire in bici e correre verso la spiaggia. Hai voluto subito i braccioli e ti sei tuffata. Hai imparato a fare le capriole, abbiamo raccolto conchiglie, collezionato pietre e fatto disegni sulla sabbia. Abbiamo pescato dei pesciolini col retino e li abbiamo messi in un secchiello. Li hai voluti accarezzare e hai urlato la tua felicità contagiosa a tutta la spiaggia. Il cugino Salvatore Rompi ha preso per te anche dei granchietti e hai passato una giornata intera a camminare di lato come loro. Prima di andare via li abbiamo liberati e dopo una pausa di riflessione mi hai confidato che ti era venuta voglia di mangiare pesce.
Hai giocato con i tuoi cugini e urlato i nomi di tutti gli zii. Hai invitato a casa nostra tutte le persone che incontravi perchè ti piace stare in compagnia.
Questa estate hai tolto il pannolino e hai mandato in pensione il biberon. Ora fai colazione con noi e bevi dalla tua tazza. Abbiamo scoperto che ti piace cantare e che ami cambiare le parole alle canzoni per farci ridere.
Un giorno in paese c’era la banda e siamo andati a vedere da vicino tutti gli strumenti. Quando hanno cominciato a suonare sei rimasta immobile, incantata. Eri rapita dalla bellezza della musica e dai suoni che si fondevano insieme creando quella ricca melodia. Dopo i primi momenti di stupore, il tuo piedino ha iniziato a muoversi e battere il tempo. Poi ti sei messa a ballare con tutta la goffaggine e la leggerezza di una bimba di due anni e anche quel vecchio pescatore burbero che se ne stava imbronciato e pensieroso si è messo a ridere. Perché è questo quello che fai, mia dolce Francesca, regali gioia. E regalano gioia tutti i bimbi del mondo. Dovremmo ricordarlo sempre.
Una mattina, mentre sgambettavi in acqua, hai smesso di cantare e mi hai chiesto: “Papà io sono felice. E tu?” Mi hai fermato il cuore per un attimo interminabile e sei riuscita a farmi provare, in un solo istante, tutto il bene dell’universo. Io lo ricorderò per sempre. Fallo anche tu.
Tuo padre