Un anziano contadino, un giorno facendo due calcoli, si rese conto che nella sua fattoria, quello che mangiava e costava più di tutti era il mulo. Non pensò a quanto lavoro facesse per lui la povera bestia e neanche al fatto che a fine giornata lo portasse in groppa fino a casa. No. Quello che pensò la sua fredda mente matematica fu che il mulo costava troppo. Punto!

Ebbe così un’idea: dimezzare al quadrupede la razione di cibo.
La balla di fieno che l’animale consumava ogni giorno fu portata così a metà, eppure la bestia continuò a lavorare come aveva sempre fatto. Ma in fondo, lo sanno tutti, i muli non si lamentano.

Vedendo che con meno cibo la bestia lavorava ugualmente, il furbo contadino decise che poteva ottimizzare ulteriormente i costi dimezzando ancora la porzione di fieno. In questo modo non solo avrebbe risparmiato, ma avrebbe anche potuto guadagnarci sopra qualche cosina.

Così quella sera mise nella mangiatoia del povero mulo solo un quarto della solita balla di fieno.

Il contadino era al settimo cielo, il suo esperimento stava funzionando. “Ecco come risanare le casse” si disse. “Basta ridurre il cibo del mulo e i conti tornano!”

L’animale intanto era diventato più taciturno del solito e se prima ogni tanto ragliava, ora se ne stava zitto e trasportava con sguardo assente i grossi pesi che il suo padrone continuava a caricargli sulla schiena.

Vedendo che la sua tecnica funzionava egregiamente, il contadino pensò che forse, riducendo sempre di più il fieno, avrebbe potuto perfino addestrare il suo mulo nell’ardua impresa di vivere senza mangiare.

“Questo sarebbe il massimo” confidò il furbastro a un amico di bevute una sera che giocavano a tressette e bevevano vino davanti al fienile stracolmo.

Detto fatto. Dimezzò ancora una volta la cena dello sventurato quadrupede e il mattino seguente lo sottopose di nuovo a una estenuante giornata di lavoro.

“Domani sarà l’ultimo giorno” Si disse orgoglioso il contadino. “Domani il mulo non avrà nulla per cena. Ma sono convinto che ormai si sarà così abituato che non si lamenterà per niente”.

E invece, il giorno dopo il contadino trovò il suo mulo morto stecchito.

“Che peccato!” pensò. “E’ morto proprio adesso che ero riuscito a farlo stare digiuno! Mi sa che era malato…”

Il contadino non capì mai perchè il suo mulo era morto e non lo hanno capito neanche tutti quei contadini che in questo periodo lasciano muli agonizzanti per le strade di Milano, Torino, Roma, Napoli e compagnia bella.

Di Salvatore Viola

Scrivo per professione e scrivo per piacere, ma scrivo anche perché ho la tremenda necessità di farlo. Il mio lavoro? Faccio tante cose, ma sono prima di tutto un padre e cerco di esserlo nel migliore dei modi possibili, ovvero provandoci senza sosta.

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