E così oggi ho di nuovo in mano il cacciavite e sto armeggiando con il lettino a sponde alte, proprio come due anni e mezzo fa. Ce lo aveva regalato tua zia. Dentro c’erano cresciuti i tuoi cuginetti e lei lo aveva conservato. Era marrone, ma tua mamma me lo aveva fatto sverniciare e ridipingere di bianco. Tra un’imprecazione e l’altra lo preparavo nelle pause di lavoro, mentre tu ti agitavi ancora nel pancione. Non ero stato molto contento dell’idea di cambiare colore, ma è difficile contraddire una donna incinta (o forse una donna in generale quando è fermamente convinta delle proprie ragioni). Alla fine sembrava nuovo. Ebbene, oggi mi ritrovo ancora con il cacciavite in mano a smontare quello stesso letto e questa volta non sono solo. Ci sei tu ad armeggiare con la mia cassetta degli attrezzi, a schiacciare il tasto dell’avvitatore elettrico e ridere a crepapelle quando non trovo le cose, a mettere in fila sul divano le punte e costruire una capanna con le sponde.

Oggi è arrivato il tuo letto dei grandi e ne sei molto orgogliosa. Mi chiedi cento volte se è tutto tuo. E io ti dico che è proprio così. Hai voluto che lo dicessi alle maestre del nido e ai tuoi amici. Sei orgogliosa di sentirti grande. Ti sorrido e ti dico che lo sei. D’altronde mi ricordi tutte le cose che mancano in casa quando andiamo a fare la spesa e ormai quando usciamo per una passeggiata preferisci farlo a piedi, perché il passeggino è dei piccoli.

Adesso potrai salire e scendere da sola e potrai venire a tuffarti nel lettone senza chiamarci nel cuore della notte.

A pensarci bene, non è solo il lettino ad andar via. Sono già spariti l’omogeneizzatore, lo scalda biberon, il seggiolone, la navetta, la culletta, il fasciatoio montato di corsa la mattina prima del tuo arrivo dall’ospedale, tutti i vasetti per le pappe, la tua collezione di ciucci e tanti giocattoli che guardavi incantata quando eri ancora una neonata. Il tempo si porta via tante cose, ma ne arrivano di nuove e noi lo assecondiamo, d’altronde non potremmo fare altro. Eppure è strano come si possa provare un po’ di malinconia vedendoti crescere. Dovrei essere felice, e lo sono. Ma so che ci saranno ancora tanti oggetti da mettere via e tanti piccoli passi che dovrai compiere per tendere alla tua indipendenza. Così ti scrivo delle piccole cose e quando un giorno sarai in grado di leggere e di capire, spero che ti sentirai amata, perché sono certo che in qualche momento della tua vita, potresti mettere in dubbio anche quello e, ti giuro, è l’unica cosa che non dovrai fare mai. Mai, mai, mai…

Costruisci la tua vita su questo. Il resto verrà da sé…

Tuo padre

Di Salvatore Viola

Scrivo per professione e scrivo per piacere, ma scrivo anche perché ho la tremenda necessità di farlo. Il mio lavoro? Faccio tante cose, ma sono prima di tutto un padre e cerco di esserlo nel migliore dei modi possibili, ovvero provandoci senza sosta.

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